L’oratorio di san Giuseppe viene costruito nei primi decenni del Settecento come cappella gentilizia della famiglia Caimi presso il loro palazzo.
Il palazzo, ora sede del Comune, nella forma in cui lo vediamo oggi è il risultato di diversi interventi succedutesi nei secoli: l’ala nord potrebbe risalire al XV secolo, l’ala sud addirittura al Medioevo, al XVII secolo l’impianto del palazzo stesso con i due portici ed il portone d’ingresso.
Il palazzo era certamente la residenza estiva del ramo comitale della famiglia, anche se non è da escludere che i conti Caimi vi soggiornassero per periodi dell’anno più lunghi.
Sull’altare ligneo, di un certo pregio, opera dell’artigianato locale, viene conservata la tela, opera di un pittore lombardo dell’inizio del Settecento, raffigura il momento del trapasso di san Giuseppe.
L’episodio non viene menzionato nelle scritture canoniche. Il silenzio dei vangeli riguardo l’esistenza del padre terreno di Gesù – al di là degli episodi dell’infanzia – lascia emergere la voce degli apocrifi; in particolare la morte di Giuseppe viene narrata nel testo conosciuto come la Storia di Giuseppe falegname, raccontata da Gesù agli apostoli sul monte degli Ulivi.
Nel testo è riportata la tradizione secondo cui Giuseppe rimase sempre in buona salute, sano di vista e con tutti i denti. L’ora della morte gli fu preannunciata dall’apparizione di un angelo, all’età di centoundici anni, il giorno 26 del mese di abib (agosto) Giuseppe spirò con il conforto della Vergine e del Figlio.